birra trappista
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Francesco selicato

Birra trappista: un tuffo nelle tradizioni dei monasteri

Hai mai assaggiato una birra trappista?

Molto probabilmente sì, dato che pur essendo birre particolari – come vedremo ora insieme – sono facilmente reperibili, e sono riconoscibili dal loro tipico logo esagonale.

Ciò che le differenzia dalle altre birre è il processo con cui vengono prodotte.

Sei pronto per un viaggio tra cultura, religione e sapori, per scoprire queste birre nate nei monasteri?

Allora sei nel posto giusto!

Quali sono le birre trappiste

Le birre trappiste sono prodotte da frati birrai, e nascono in un contesto altamente etico: i proventi derivati dalla loro vendita devono servire al solo sostentamento dei monaci, e tutto il resto deve andare in beneficenza.

Si tratta infatti di birre nate unicamente nei monasteri – a differenza di quelle d’abbazia che possono anche essere prodotte in contesti più laici – e preparate o seguite in ogni passaggio di produzione unicamente dai monaci stessi.

Le birre trappiste si dividono storicamente in 3 categorie:

  • le birre enkel (di base)
  • le birre dubbel (doppie)
  • le birre tripel (triple).

Perché si chiama birra trappista?

Il nome di questa tipologia di birre deriva da La Trappe, il monastero cistercense francese fondato nel 1664.

I monaci trappisti sono i monaci cistercensi della stretta osservanza, cioè quelli esistenti dalla riforma dell’Abate A.J. Bouthillier de Rancé in poi, anche se iniziarono a produrre birra solo più avanti, dopo l’addolcimento delle prime riforme.

Su circa 170 monasteri trappisti in totale, al momento esistono solo 12 monasteri trappisti che producono birra, e si riuniscono nell’Associazione Internazionale Trappista, che rilascia il loro famoso logo di riconoscimento.

A causa dello stile di vita semplice, rustico e contemplativo, lontano da tecnologie e modernità, il numero delle persone che desiderano passare a una vita monastica sta infatti calando drasticamente nel corso degli anni.

I monaci trappisti, in particolare, vivono in modo ancora più restrittivo rispetto ad altri ordini, e questo allontana ancora di più la richiesta di unirsi all’ordine da parte dei possibili candidati più giovani.

Dove si produce la birra trappista

Come abbiamo visto, quindi, la particolarità della birra trappista sta più nel contesto in cui viene prodotta, piuttosto che nella tipologia di birra in sé.

A causa del calo di vocazioni, alcuni monasteri stanno smettendo di produrre birra trappista.

Il famoso birrificio belga Achel, per esempio, ha da poco ceduto la sua certificazione trappista proprio per questo motivo.

I monaci più anziani rimasti si sono trasferiti nel monastero di Westmalle.

Si trattava di uno dei sei monasteri trappisti a produrre birra trappista belga, che ora continuerà a produrre birra ma con metodi non più strettamente trappisti.

I più importanti birrifici trappisti

Ma vediamo insieme quali sono gli altri birrifici trappisti più importanti:

  • Birrificio d’Orval – belga e tra i più antichi, fondato nel 1070
  • Birrificio Engelszell – “cella degli angeli”, inserito nell’unico monastero trappista presente in Austria
  • Spencer Brewery – il primo birrificio trappista americano, nell’abbazia di San Giuseppe nel Massachusetts
  • Birrificio Westmalle – il più grande birrificio belga, parzialmente rimodernato in modo sostenibile
  • Birrificio Westvleteren – birrificio che ha da poco aperto uno shop online, anche se tutte le altre (rigidissime) regole di produzione, vendita e ritiro rimangono le stesse
  • Birrificio Rochefort – belga, non aperto al pubblico, dove i segreti di produzione vengono custoditi in segreto dal 1595
  • Birrificio La Trappe – produce birre in stile belga ad alta fermentazione, si trova nell’abbazia di Koningshoeven.

La birra trappista in Italia

Anche in Italia c’è un monastero che può vantarsi di far parte dell’Associazione Internazionale Trappista, ed è l’Abbazia delle Tre Fontane, che non produce solo birra ma anche altri prodotti gastronomici artigianali.

Le Tre Fontane si trova a Roma, in un contesto naturale e bucolico, distaccato dal caos cittadino.

Il nome di questo luogo deriva dalla leggenda su San Paolo, la cui testa tagliata avrebbe dato origine a tre fontane cadendo al suolo per tre volte.

Le birre Tre Fontane sono tra le più amate della penisola, e si distinguono per il loro stile tutto italiano, diverso dalle birre trappiste belghe, con un tripudio di sentori d’agrumi e di eucalipto.

Conclusioni

Ora hai letto tutto ciò che c’è da sapere sulla birra trappista, con le sue antiche tradizioni, particolarità e regole strettissime per un risultato artigianale e ricercato.

Ma adesso vorrei sapere da te: hai mai assaggiato una birra trappista? Come ti sembra questa birra così unica al mondo? Fammelo sapere nei commenti qua sotto!

Bene, per ora è tutto. Non mi resta che augurarti una buona degustazione!

Quindi in alto i boccali e… alla nostra!

E mi raccomando: bevi sempre consapevolmente.

Francesco

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FRANCESCO SELICATO

Beer Blogger per passione, amante della birra per vocazione. Sul mio blog racconto e trasformo qualsiasi birra nella migliore esperienza sensoriale possibile.

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Questo articolo ha 4 commenti.

  1. Guglielmo

    Brutta notizia per Achel… ma scusa, e la Chimay?

    1. Francesco Selicato

      Ciao Guglielmo! Per Achel ahimè esatto, brutta notizia!

      Inoltre nell’articolo ho menzionato quelli che preferivo di più, ma presto scriverò un articolo più approfondito con tutte le novità del mondo Trappista (Achel e Spencer incluse)

      Cheers!

  2. Redo mario

    Complimenti francesco per le informazioni molto chiare , adoro le birre di Abbazia le Weiss e molto le rosse oltre alla Guinness scura spillata con azoto cosa mi dici di questo metodo di spillatura io lo trovo ottimo x il gusto e la leggerezza che rilascia a differenza di spillatura con co2 che crea problemi di gas nello stomaco infine non conosco la birra IgA presto la assaggerò.
    In alto i boccali e alla nostra …..sempre con moderazione

    1. Francesco Selicato

      Grazie Mario!

      La Guinness è una Stout, in quanto tale prevede proprio una spillatura in carboazoto che di conseguenza non è affatto frizzante, oltre alla gradazione alcolica bassa. Le IGA sono una tipologia prettamente italiana, prova e poi mi dirai.

      Alla Salute!

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