birra chimay5
Immagine di Francesco selicato

Francesco selicato

Birra Chimay come non l’hai mai sentita raccontare: la mia visita nell’Abbazia belga

Raccontare storie è quella cosa che più mi piace, e quella di oggi merita un intero portale, ma purtroppo non si può. Sto parlando della celebre birra Chimay, con una storia mozzafiato che ho deciso di raccontare, ma prima ancora di vivere in prima persona l’intera esperienza al monastero.

Ebbene sì, oggi facciamo un salto in Belgio, nell’Abbazia di Scourmont, casa della celebre birra Chimay. È stata un’esperienza che ha superato tutte le aspettative. Immersa nella quiete della campagna belga, l’abbazia rappresenta sia un luogo di produzione birraria, ma ancora di più un microcosmo di storia, tradizione e spiritualità.

Mettiti comodo perché oggi ti racconto tutto quello che non sapevi sulla birra Chimay!

Il viaggio a Chimay

Il viaggio a Chimay inizia proprio a Chimay. Non è un gioco di parole, ma parlo del paesino da cui prende il nome la birra. Con poco meno di 10 mila abitanti, qui il senso di appartenenza si respira ovunque. Non volevo limitarmi a un tour de force solo in abbazia, mi piaceva l’idea di vivere Chimay come paese. E la verità è che qui non c’è molto: solo una vita lenta e tranquilla, di quelle che ti portano inevitabilmente a fermarti in una delle poche brasserie per bere… indovina un po’? Una birra Chimay, ovviamente.

L’esperienza parte proprio da questo momento, con le aspettative di visitare il monastero che crescono sempre di più man mano che ci si addentra nelle campagne circostanti.

Appena arrivato, l’imponente struttura dell’abbazia cattura subito l’attenzione. Il silenzio che avvolge il luogo è interrotto solo dai passi dei monaci, che sette volte al giorno si raccolgono in chiesa per la preghiera. L’interno, essenziale e privo di decorazioni sfarzose, riflette perfettamente la loro filosofia con semplicità e spiritualità, piuttosto che apparenza.

birra chimay 1

Uno degli aneddoti più interessanti riguarda la biblioteca dell’abbazia, che custodisce oltre 100.000 libri, molti con preziose copertine in pelle. Purtroppo, un incendio nel 1990 ha distrutto gran parte di questo patrimonio, ma i monaci, con dedizione e pazienza, hanno ricostruito l’intera collezione.

Dietro la chiesa, un piccolo giardino offre un rifugio per chi cerca un momento di pace e meditazione, lontano dalle folle di visitatori. L’organizzazione impeccabile dei monaci mantiene un perfetto equilibrio tra accoglienza e riservatezza.

Proprio dietro l’abbazia si trova un piccolo cimitero, un luogo di grande suggestione e raccoglimento. Qui riposano tutti i frati che nel corso degli anni hanno fatto parte della comunità monastica. Una visita a questo angolo silenzioso è un’occasione per riflettere sulla vita monastica e sul profondo legame che questi uomini hanno avuto con l’abbazia e con la birra Chimay, a cui hanno dedicato la loro esistenza.

birra chimay2

Per i monaci, il lavoro è sacro tanto quanto la preghiera. Ed è proprio qui che si cela il segreto della loro birra, passione e dedizione in ogni fase della produzione. L’atmosfera del monastero ha qualcosa di magico. Tutto sembra distante dal mondo frenetico a cui siamo abituati. Silenzio, calma e una vita tranquilla avvolgono ogni angolo. Assaggiare la Chimay in questo contesto rende l’esperienza dieci volte più intensa. Si respira un’aria immersiva e, forse sarà suggestione, ma la birra scende più veloce.

La produzione della birra

Entrando nella birrificio, si percepisce subito la meticolosità con cui ogni fase del processo produttivo viene curata. La produzione della birra segue ancora oggi le antiche regole trappiste con ingredienti naturali, nessun additivo chimico e un controllo rigoroso della qualità.

Le birre Chimay sono prodotte in cinque varianti, tutte ad alta fermentazione con rifermentazione in bottiglia. Ogni tipologia ha una personalità ben definita, grazie all’uso sapiente di malti e luppoli:

  • Chimay Rouge: birra scura dal colore ambrato, con sapori fruttati, note di pane tostato e un delicato tocco di caramello dolce.
  • Chimay Bleue: marrone scuro, aromi intensamente fruttati con sentori di cioccolato e spezie. Il suo sapore evolve magnificamente con il passare degli anni.
  • Chimay Triple: chiara e forte, con un gusto fruttato, floreale e speziato, perfettamente bilanciato dall’amaro e dal profumo intenso del luppolo.
  • Chimay Dorée: chiara e leggera, con eleganti note speziate e floreali, arricchite da un tocco agrumato.
  • Chimay 150: birra chiara, rinfrescante e fruttata, potente e gustosa al palato.
  • Chimay Grande Réserve Barrique: una versione della Bleue che migliora con il tempo. Unisce aromi di frutta e cioccolato, evolvendo in una dolce moka dal carattere speziato. Subisce anche una terza fermentazione in bottiglia.

1chimay

Un dettaglio curioso riguarda i bicchieri Chimay. Sotto lo stelo, poco prima del calice, si trovano due linee che rappresentano le due fermentazioni a cui ogni birra Chimay è sottoposta: una durante la produzione e una in bottiglia. Nel caso della Grande Réserve Barrique, i bicchieri hanno tre linee, a simboleggiare la terza fermentazione, che avviene in botti di legno. Queste botti vengono utilizzate due volte per il processo di fermentazione, dopodiché vengono riciclate come elementi d’arredo nello spaccio Chimay, il ristorante situato poco distante dal monastero. I dipendenti, inoltre, possono portare a casa una botte in comodato d’uso.

Non solo birra: il formaggio Chimay

L’Abbazia di Chimay non si dedica solo alla produzione della birra, ma è rinomata anche per il suo formaggio. Questo prelibato prodotto viene realizzato con latte proveniente da fattorie locali, tutte situate entro un raggio di 30 chilometri. La produzione segue un processo rigoroso, molto simile a quello della birra, nessun conservante e una cura meticolosa della qualità.

Per ottenere un solo chilo di formaggio sono necessari ben 10 litri di latte. I monaci collaborano con circa 200 fattorie locali, creando un vero e proprio ecosistema economico che sostiene la comunità e valorizza le risorse del territorio.

Lo spaccio di Chimay

Prima di concludere la visita al monastero, ho avuto l’onore di esplorare la loro cantina segreta. Qui sono custodite tutte le edizioni delle birre Chimay, anno dopo anno, in ogni formato possibile. Il tour è poi proseguito nella sala 150°, una sorta di TapRoom riservata esclusivamente alle riunioni interne. È un vero e proprio pub, ma ad accesso limitato. Ho avuto la fortuna di assaggiare la Chimay Blue alla spina, direttamente dalla fonte. Un’esperienza che coinvolge tutti i sensi, con note avvolgenti e profonde. La vera sorpresa, però, è stata la degustazione di una Chimay Blue del 2007. Nonostante la minore carbonazione, i sapori erano incredibilmente intensi, con sfumature che ricordano la liquirizia fondente.

Chimay vanta anche un ristorante, Auberge de Poteaupré, situato a poca distanza dall’abbazia. Qui, oltre a gustare le birre alla spina in tutta la loro freschezza, è possibile fare una degustazione completa dei formaggi Chimay, serviti come aperitivo perfetto. Annesso al ristorante si trova uno spaccio dove si possono acquistare birra, formaggi e gadget a tema.

Dopo il pranzo, la visita continua fino allo stabilimento di imbottigliamento, poco distante. Qui si assiste a un continuo via vai di cisterne che trasportano la birra dal birrificio a questa struttura, dove viene imbottigliata o confezionata in fusti. È qui che avviene la seconda fermentazione, prima che la birra venga distribuita in tutto il mondo.

Un aspetto affascinante dell’abbazia è il suo impegno verso la sostenibilità. Il monastero è autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie al calore recuperato dal processo di produzione della birra e ai pannelli solari installati sul tetto. L’acqua utilizzata proviene da sorgenti naturali, con un pH ideale, regolato in modo completamente naturale senza l’aggiunta di additivi chimici.

Conclusioni

Che dire, una giornata che porto nel cuore con grande piacere. Per me ha avuto un valore ancora più profondo di quanto si possa immaginare. La mia prima esperienza con la birra belga è stata proprio con la Chimay, e trovarmi qui, in questo luogo iconico, è stato emozionante e carico di significato.

L’Abbazia di Chimay è in parte visitabile da tutti, mentre per gli addetti ai lavori, come publican o gestori, sono previste visite guidate tecniche più approfondite. Il ristorante e lo spaccio, invece, sono sempre aperti al pubblico, offrendo l’opportunità di assaporare e acquistare le specialità del monastero.

C’è un dettaglio che non ho ancora menzionato: senza Fabrice, ambasciatore di Chimay e perfetto cicerone, questa visita – e di conseguenza questo articolo – non sarebbero stati possibili. La sua passione e conoscenza hanno reso l’esperienza ancora più autentica e coinvolgente.

Se sei un appassionato di birra trappista, o semplicemente vuoi immergerti in un’atmosfera ricca di storia e tradizione, Chimay è una destinazione che merita assolutamente una visita.

E ricorda, una Chimay gustata direttamente all’abbazia, servita alla giusta temperatura e nel bicchiere corretto, ha tutto un altro sapore!

E mi raccomando: bevi sempre consapevolmente.

Francesco

Condividi l'articolo

Immagine di FRANCESCO SELICATO

FRANCESCO SELICATO

Beer Blogger per passione, amante della birra per vocazione. Sul mio blog racconto e trasformo qualsiasi birra nella migliore esperienza sensoriale possibile.

Leggi la mia storia
POTREBBERO INTERESSARTI

Lascia un commento

francescoselicato.it

Il primo blog di un Publican dedicato al mondo Birra. Storie, spunti e contenuti di valore per tutti gli appassionati.

Seguimi sui Social