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Francesco selicato

Quanto dura un fusto di birra aperto? Scopri la risposta definitiva

Tra le domande più interessanti, quella a cui è sempre un enigma dare la giusta risposta riguarda proprio il fusto di birra. Ma quanto dura un fusto di birra aperto?

Beh, sorridendo mi viene da pensare: poco, molto poco, se siamo tutti appassionati di birra e frequentatori assidui del nostro pub di fiducia! Però, provando ad allargare questa tematica su grande scala, è interessante sapere, sia da addetti ai lavori che da consumatori, quanto tempo può durare un fusto di birra una volta attaccato all’impianto e per quanto tempo sarà possibile ricevere un buon prodotto.

Oggi analizziamo meglio questo dettaglio e vediamo insieme qual è il tempo ottimale di consumo per un fusto di birra una volta aperto.

Pronti per questa nuova avventura? Iniziamo!

Fusti di birra: curiosità e differenze

Prima di scendere nel dettaglio su quanto dura un fusto di birra una volta aperto, è importante chiarire che ho scritto questo articolo pensando a tutte le tipologie di fusti in acciaio, in particolare quelli che utilizzano la CO2 per la spillatura. È fondamentale distinguere tra i fusti di questo genere e altri tipi di fusti, come ad esempio quelli che contengono una sacca di birra all’interno, nei quali il gas svolge il ruolo di forza propulsiva, spingendo la birra dall’esterno della sacca fino all’impianto e, infine, nel bicchiere.

In buona sostanza, viene da sé comprendere che questi ultimi non hanno un contatto diretto con il gas. E indovina un po’? Il gas è proprio il primo fattore che va a influenzare, anche se solo in parte, la durata del fusto di birra una volta aperto.

Nella fattispecie, i fusti che non hanno un contatto diretto con il gas e che quindi contengono una sacca al loro interno sono definiti KeyKeg. Si tratta di un particolare tipo di fusto realizzato in plastica che ospita una sacca interna in laminato ad uso alimentare. In questo caso specifico, il gas, premendo tra la sacca che contiene la birra e le pareti esterne del fusto, permette alla birra di fuoriuscire senza che essa entri in contatto con il gas stesso. Questo tipo di tecnologia garantisce una maggiore conservazione della qualità del prodotto proprio perché il gas non entra in contatto diretto con il liquido.

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D’altra parte, i fusti di cui parlo in questo articolo sono quelli in acciaio, che rappresentano una vera e propria rivoluzione nel modo di servire la birra a partire dagli anni ’50. L’introduzione dei fusti in acciaio ha infatti cambiato radicalmente il servizio, grazie all’utilizzo di bombole. La CO2, talvolta miscelata con carboazoto, svolge una doppia funzione: da un lato, spinge la birra fuori dal fusto per permetterne la somministrazione, dall’altro, mantiene la pressione interna costante anche quando la birra non viene servita, contribuendo così alla conservazione del prodotto.

La caratteristica fondamentale di questi fusti in acciaio è proprio il contatto diretto tra la CO2 e la birra. Questo dettaglio non è affatto irrilevante, in quanto influisce non solo sulla modalità di spillatura, ma anche sulla durata del fusto di birra una volta aperto. Ecco perché è essenziale comprendere bene come funzionano questi fusti e quali accortezze adottare per garantirne la migliore conservazione possibile.

Quanto dura un fusto di birra?

Come abbiamo visto nel paragrafo precedente, sostanzialmente il nemico numero uno per il deterioramento della birra è proprio la CO2. Nei fusti di acciaio, come i PoliKeg, che a differenza dei KeyKeg hanno una sorta di spinone al centro al loro interno, la birra viene spinta dal basso mediante la pressione del gas. Quindi, più CO2 entra nel fusto e più birra esce; alla fine, ci troveremo con un fusto pieno di gas e sempre meno birra.

La durata ideale per questa tipologia di fusti si aggira intorno ai tre giorni e mezzo. Non è casuale il discorso della mezza giornata: avrei potuto dire, senza esitazioni, tre giorni canonici, ma in realtà dopo questo periodo la birra inizia a cambiare proprio a causa del troppo contatto con la CO2.

Ma cosa cambia nello specifico?

Sono sicuro che sarà capitato a tutti, te compreso, di bere una birra in qualche locale che magari ha superato questo tempo ideale. Vediamo insieme come riconoscere questa birra. È noto che più il fusto rimane aperto e più la birra si deteriora, si ossida, conferendo al gusto una nota acidula. Per questo motivo, oltre il tempo massimo di tre giorni e mezzo, sarebbe ideale che la birra fosse già terminata.

Quanto dura un fusto di birra

Perché succede questo? Beh, spesso è dovuto a una gestione sbagliata da parte dei gestori dell’impianto alla spina. Non è raro vedere, in locali non proprio adatti, un numero spropositato di birre alla spina, che poi non finiscono tutte entro il tempo massimo garantito.

Per questo motivo, è fondamentale prestare la giusta attenzione alla gestione della birra alla spina. Una cattiva gestione può davvero compromettere la reputazione del locale. Da un lato, si punta alla varietà e alla vendita, dall’altro, però, si rischia di perdere il cliente perché ha trovato una birra poco in forma. Questo accade perché l’anidride carbonica compromette l’aroma e il gusto della birra.

Se poi ci aggiungiamo una sanificazione dell’impianto che avviene in maniera non regolare, beh, il gusto della birra non sarà per nulla dei migliori. Ecco perché capire quanto dura un fusto di birra una volta aperto è essenziale per garantire un buon prodotto e, soprattutto, un cliente soddisfatto.

Conclusioni

Dunque, con questo articolo abbiamo visto un po’ nel dettaglio cosa si cela dietro alla gestione del fusto di birra, in particolare quanto dura un fusto di birra aperto e come riconoscere una birra che è rimasta nel fusto per molti giorni oltre i tre canonici consigliati (tre e mezzo, suvvia!).

Personalmente, mi è capitato diverse volte di trovarmi in questa situazione piuttosto imbarazzante. E qui lancio qualche consiglio molto personale, basato sulla mia esperienza nel campo.

Beh, in questi casi la buona vecchia birra piccola, immorale e sempre fedele, ci viene in aiuto. Io bevo sempre birre piccole, anche per prendere confidenza con il nuovo locale. Una birra piccola la si beve in fretta e, se va bene, poi si passa alla bottiglia. Ma, se la birra non è in forma, suggerisco sempre di scappare via subito dal locale.

Cosa si fa in questi casi? Beh, se sei un gestore di un locale, valuta attentamente la capienza e il volume di clientela prima di introdurre quantità spropositate di birre alla spina. Oppure, il caro vecchio sistema comodo del KeyKeg ci garantisce una durata decisamente più lunga, perché, appunto, la birra non viene a contatto con la CO2.

Ora tocca a te! Ti è mai capitato di bere una birra poco in forma? E soprattutto, cosa hai fatto in questi casi?

Raccontamelo nei commenti!

E mi raccomando: bevi sempre consapevolmente.

Francesco

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FRANCESCO SELICATO

Beer Blogger per passione, amante della birra per vocazione. Sul mio blog racconto e trasformo qualsiasi birra nella migliore esperienza sensoriale possibile.

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